Pubblicata gioved�, 23 settembre '04
Io e due miei parenti eravamo andati gi� [...] alla spiaggia [...]; non avevamo fatto del male a nessuno lungo la strada e [...] pensavamo solo a prendere frutti di mare e seccarli per portarli al villaggio.
Mentre stavamo facendo questo, abbiamo visto due uomini a cavallo venire velocemente verso di noi; i miei compagni ebbero subito paura e scapparono a tutta velocit�, nascondendosi in un fitto boschetto di salici [...].
Quando mi resi conto di essere rimasto solo, anch'io ebbi paura [...] e corsi verso la foresta [...] ma ormai era troppo tardi, perch� in un attimo furono su di me, mi presero al lazo e, legato com'ero, mi trascinarono per un lungo tratto correndo con i loro cavalli, cos� che i rami intrecciati su cui mi avevano steso mi ferirono in tutto il corpo; poi mi legarono le braccia dietro la schiena e mi portarono alla missione di San Miguel, costringendomi ad andare di corsa per stare al passo con i cavalli e, quando mi fermavo un po' per riprendere fiato, mi frustavano con i loro lazo facendomi capire a gesti che dovevo sbrigarmi; dopo aver viaggiato per un bel pezzo in questo modo, diminuirono l'andatura, e mi frustavano in modo che camminassi sempre al passo con i cavalli.
Arrivati alla missione, mi rinchiusero in una stanza per una settimana; il prete [un domenicano] mi fece condurre alla sua abitazione e mi parl� per mezzo di un interprete, dicendomi che avrebbe fatto di me un cristiano, e mi disse molte cose che non capivo, e Cunnur, l'interprete, mi disse che avrei dovuto fare come mi diceva il padre, perch� ormai non sarei pi� stato liberato e me la sarei vista molto brutta se mi fossi opposto.
Mi davano da mangiare atole de mayz [zuppa di farina di granturco], che non mi piaceva perch� non ero abituato a quel cibo; ma non c'era altro.
Un giorno mi tirarono dell'acqua in testa e mi fecero mangiare del sale, e l'interprete mi disse che con questo ero diventato cristiano e mi chiamavo Jes�s: io non sapevo niente di tutta questa storia, ma la sopportavo perch� alla fine ero solo un povero indiano e non avevo altra scelta che adattarmi e sopportare quello che mi facevano.
Il giorno dopo il mio battesimo, mi portarono a lavorare con gli altri indiani e mi misero a ripulire un milpa [campo] di granturco; siccome non sapevo maneggiare la zappa che mi avevano dato, dopo aver zappato un po' mi tagliai un piede e non fui in grado di continuare quel lavoro, cos� mi misero a strappare le erbacce con le mani, ma in quel modo non riuscii a terminare il mio incarico.
Il pomeriggio mi frustarono per non aver finito il lavoro, e il giorno dopo successe la stessa cosa del giorno prima.
Ogni giorno mi frustavano ingiustamente perch� non finivo ci� che non sapevo come fare, e cos� andai avanti per molti giorni finch� non trovai il modo di scappare; loro per� seguirono le mie tracce e mi catturarono come una volpe; mi presero al lazo come la prima volta e mi trascinarono alla missione martoriandomi lungo la strada.
Una volta arrivati, il padre apparve nel corridoio della casa e ordin� che mi legassero al palo e mi castigassero; mi frustarono fino a che non persi conoscenza.
Non ripresi i sensi per molte ore.
Per molti giorni non fui in grado di alzarmi dal pavimento dove mi avevano gettato, e ancora oggi sulla mia schiena ci sono i segni delle frustate che ricevetti allora.
Janitin